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Azienda Agricola Ca' Inua

La storia di Ca' Inua e l'agricoltura nasce nel cuore del progetto artistico di Alessandra e Ludovico: Panem Et Circenses.

Dal 2012 ci siamo dedicati con passione e profondità alla ricerca nel campo del cibo e dell'alimentazione, da un punto di vista multidisciplinare e pluridimensionale.

Questo lavoro passo dopo passo ci ha portato al desiderio di sperimentare un rapporto diretto con la terra e con tutte le entità e creature che la abitano e che sono più o meno direttamente implicate al nostro nutrimento fisico.

Siamo partiti dalla permacultura come metodo di progettazione, pratica che ci accompagna tutt'ora e dall'agricoltura naturale e organico rigenerativa per la coltivazione del terreno e delle piante.

Poco alla volta siamo approdati all'agricoltura biodinamica, ambito nel quale attualmente ci sentiamo a nostro agio.

L'azienda agricola è in tutto e per tutto un organismo vivente con il quale e nel quale noi viviamo e interagiamo costantemente. Un lavoro di attenzione e presa di coscienza del nostro ruolo in quanto esseri umani su questo pianeta e della relazione che possiamo avere con tutti gli aspetti del vivente.

Ci sentiamo custodi e guardiani di questo podere, nel quale cerchiamo di ricostruire i fondamentali meccanismi di attivazione delle forze vitali del suolo per produtte humus e un habitat sano e vitale per piante, animali e persone.

Le piante medicinali

Il rapporto con Ca' Inua e il suo aspetto verde, per quanto riguarda Alessandra, si è concretizzato nella relazione con le piante medicinali che crescono spontanee nei prati e nei boschi all'interno e intorno al podere.

Negli ultimi anni mi sto dedicando anche alla coltivazione di alcune qualità di piante medicamentose soprattutto per la produzione di tisane.

Nell'autunno del 2025 faremo il nostro primo impianto di lavande e labiacee per la produzione di oli essenziali, sempre accompagnati dallo sguardo ampio sulla terra come essere vivente immersa nei cicli cosmici celesti.

L'orto

I primi anni della nostra esperienza agricola abbiamo impostato e cercato di gestire un orto bio-intensivo, più noto come “market garden”, un sistema che attraverso tecniche e accorgimenti naturali (pacciamatura verde, utilizzo di compost organico, consociazioni tra le piante, ...) e una progettazione e una gestione minuziosa delle azioni ortive porta ad una produzione rigogliosa e sovrabbondante. Siamo molto forti nella progettazione...molto meno nella gestione minuziosa! E così dopo qualche anno, complice la scelta di convertire l'azienda organica in azienda biodinamica, l'orto ha visto una piccola rivoluzione e ora stiamo lavorando alla sua nuova forma: bancali sinergici biodinamici.

Nell'inverno 2024 abbiamo recuperato una vecchia serra in ferro realizzata a mano che completa l'orto allungandone la stagione altrimenti abbastanza ridotta vista la conformazione, la localizzazione e l'esposizione di Ca'Inua.

Il castagneto

Cuore del podere è un piccolo castagneto che stiamo recuperando sin dal nostro arrivo.

Si comincia sempre dall'inizio, all'inizio c'era un bosco.

Era un bosco misto, tipico del paesaggio appenninico delle nostre zone, castagni, pioppi, querce, roverelle, acacie, qualche carpino.

Dentro il bosco, sotto gli alberi, c'era quello che è normale pensare che ci sia dentro ad un bosco, sotto gli alberi, tra le altre cose uno stagno, probabilmente una pozza di accumulo scavata dai vecchi contadini per abbeverare le bestie, come era tipico fare quando l'acquedotto era una cosa di città e quassù i poderi dovevano essere autosufficienti per la sopravvivenza.

Sembra l'inizio di una favola e forse lo sarà.

Dentro al bosco e sotto gli alberi c'era uno stagno e c'erano i funghi, tanti funghi, “buoni da mangiare” come cantava De Gregori e come ci racconta sempre Costantino, il nostro vicino.

Lui veniva a raccoglierli, è un grande conoscitore di funghi è una brava persona, siamo diventati subito amici, lui è la memoria di questo luogo.

È nato quassù, si ricorda tutto, suo nonno è stato fucilato dai nazisti qui, c'è un cippo che lo ricorda e ogni anno in Agosto fa dire una messa in memoria di chi venne ucciso a Ca' di Bue, in uno dei tanti eccidi di montagna che non si contano nel nostro Appennino sul ripiegamento della linea gotica.

È nato quassù e andava a raccogliere i fichi dal grande albero che si trova a est della casa che era Ca' de Magnani e che ora è Ca' Inua, la casa dello “spirito di tutte le cose” (questo significa “inua” in lingua inuit), la nostra casa.

Il bosco dei funghi di Costantino e dello stagno che abbeverava le bestie non c'è più e non ci sono più i funghi e si è prosciugato lo stagno.

Non è la storia di una grande catastrofe, è l'immagine di un piccolo pezzo di bosco che c'era e non c'è più, è una traccia, un segno, uno scempio della Natura, la pochezza di persone piccole, un dramma che è grande e universale perché incarna la dimensione diffusa, tanto diffusa, della nostra disconnessione dalla Natura.

Lorenzo e Tommaso, nostri cari amici che hanno una casa sul versante nord della stessa montagna sulla quale viviamo, ci raccontano che si ricordano il rumore della motosega, incessante, per giorni e giorni, dalla mattina alla sera.

Si ricordano passeggiate esplorative per capire cos'era tutto questo tagliare, si ricordano cataste e cataste di legna “che ti dovevi arrampicare per passare dall'altra parte”.

Questa storia è recente, non si va indietro di tanti anni, era il 2014 e la vecchia proprietà si era affidata ad un agronomo perché al posto di quel vecchio bosco improduttivo voleva impiantare un bel castagneto da frutto, i marroni di Montesevero li trovi anche a 12 euro al chilo in centro a Bologna.

“La prima operazione colturale da eseguire è il taglio raso di tutte le specie diverse dal castagno presenti nell'appezzamento, successivamente si procede alla rimozione di tutte le ceppaie delle suddette specie ed alla relativa movimentazione di terreno per colmare i buchi lasciati dall'estirpazione delle ceppaie.

Allo stesso modo si procede con i castagni definibili irrecuperabili per i quali si eseguono tagli raso e la rimozione delle ceppaie” (dalla relazione dell'agronomo).

La prima operazione colturale è ELIMINARE gli alberi perché “il soprasuolo del castagneto si presenta in condizioni fortemente naturalizzate, in uno stadio di rinaturalizzazione molto avanzata” e questo è male.

Com'è come non è, insieme ai pioppi, le querce, le roverelle, le acacie e qualche carpino, alla fine sono andati giù anche i castagni, non è rimasto in piedi nulla, la motosega ha cantato per settimane, le cataste si sono accumulate, il bosco è scomparso.

Nel frattempo la vecchia proprietà si è trovata costretta a vendere e noi abbiamo raccolto, insieme alla meraviglia di questo luogo anche questa eredità triste e scellerata.

Ma da allora il castagneto è cresciuto, anno dopo anno, stagione dopo stagione, in un grande lavoro di cura reciproco.

Ora la metà del castagneto ha cominciato a donarci anche un po' di marroni in autunno, nelle stagioni dei funghi ci togliamo qualche soddisfazione e d'estate ci godiamo un po' di frescura tra le piante.

Il lavoro in castagneto non darà mai un ritorno economico adeguato alla fatica ma ad ogni istante riempie il cuore, la pancia e gli occhi di meraviglia, amore e senso di appartenenza, e noi per questo saremo sempre colmi di gratitudine.

Il frutteto e I piccoli frutti

Circa un centinaio di alberi da frutto disegnano un armonioso anfiteatro su sette file all'ingresso del podere.

Meli, peri e susini di varietà antiche sono piantumati seguendo le curve di livello, secondo una tecnica permaculturale di ottimizzazione e gestione delle risorse idriche molto scarse a Ca'Inua.

Abbiamo messo a dimora le piante nell'inverno del 2019.

Un piccolo impianto di irrigazione pesca dallo stagno di fitodepurazione che raccoglie le acque meteoriche e quelle di scarto della casa.

Grazie a questo riusciamo a garantire agli alberi la sopravvivenza, per aiutarne la crescità e mantenerne la salute lavoriamo con la biodinamica e la permacultura.

Dal 2024 abbiamo cominciato a raccogliere qualche mela e qualche pera, le susine si fanno ancora attendere!

Con lo stesso principio e con le stesse tecniche stiamo crescendo alcune file di piccoli frutti resistenti:

  • ribes rossi,
  • more,
  • uva spina tra cui abbiamo trapiantato piccole piante di corniolo,
  • rusticano
  • salice.